Trevico, che si legge con l’accento sulla i e non è Treviso (quindi non è un refuso), è il comune irpino più alto della Campania. Un borgo medievale dell’alta Irpinia, incastonato tra Campania e Puglia a 1094 metri di altezza, che ha dato i natali (il 10 Maggio del 1931) al regista Ettore Scola, che ha poi celebrato il suo legame con la città nel film “Trevico – Torino – Viaggio nel Fiat-Nam”, divenuto un simbolo negli anni 70’ delle narrazioni cinematografiche dell’emigrazione dei giovani meridionali verso le grandi fabbriche del Nord.

Ed è proprio qui che ha aperto e chiuso il primo festival italiano della Cinegustologia dedicato proprio ad Ettore Scola, ad un anno dalla sua scomparsa.

Trevico Irpinia

Devo ammettere che, prima del festival, non conoscevo l’esistenza di questo piccolo borgo davvero molto suggestivo e, ogni volta che dicevo ai miei amici “devo andare a Trevico” pensavano subito a Treviso. Ed invece, è solo ad un’ora di auto da Napoli.

Ci sono stata per la prima volta nel week end dell’Epifania, quando c’è stata l’inaugurazione del festival, e ci sono ritornata poi domenica in occasione della giornata di chiusura dello stesso.

Trevico Irpinia

Una giornata davvero molto bella ed emozionante. Ho avuto così modo di vedere la suggestiva Trevico sia sommersa di neve che senza, e devo dire che mi è piaciuta in entrambe le versioni.

In occasione della chiusura del festival della Cinegustologia è stato organizzato un autobus turistico da Napoli con partenza da Piazza Nazionale.

Trevico Irpinia

All’arrivo a Trevico c’era ad attenderci il sindaco Nicolino Rossi che ci ha portato subito a vedere uno dei panorami più suggestivi del paese: il punto in cui, dall’alto di Trevico, è possibile vedere i confini tra la Campania, la Puglia e la Basilicata.

Trevico Irpinia

Ci siamo poi diretti alla stazione enogastronomica della Valle dell’Ufita, istituita per salvaguardare l’immenso patrimonio enogastronomico dell’omonima valle, dove c’era ad attenderci un pranzo luculliano “Nel regno degli eco-chef” a base di prodotti tipici trevicani: patate, prosciutto ed i celebri trilli fatti a mano (pasta fresca condita con molliche di pane tostato e sugo), il tutto abbinato ai vini locali.

Trilli di Trevico Irpinia
Trilli di Trevico Irpinia

Dopo pranzo, ho avuto l’opportunità di visitare il centro abitato con il supporto di una guida locale che mi ha spiegato leggende e tradizioni. 

Siamo partiti da Port’Alba, l’unica rimasta delle tre porte del 1500 dalle quali era possibile anticamente entrare a Trevico da tre vie: da San Sossio, Vallata e Vallesaccarda, dal latino tres viccum, tre vie (e da cui prende il nome Trevico). Secondo una leggenda, passare tre volte sotto il suo arco, porta bene. La Porta è composta da due pilastri di pietra lavica che sorreggono un arco a tutto sesto composto da doppi conci affiancati di pietra squadrata. Ulteriore abbellimento, situato all’apice di tale costruzione, è una loggetta nella quale si pensa fosse arroccata una statuetta della dea Trivia, divinità pagana “protettrice” del paese, da cui alcuni sostengono possa derivarne anche il nome.

Trevico Irpinia

Analizzando da un punto di vista prettamente simbolico Port’Alba si nota come il riferimento alla dea Trivia sia costante: essa è posta nell’incrocio più importante del paese (dove di solito venivano posizionate le statue della dea), dove il vento è molto forte (secondo alcuni la dea Trivia era figlia di Zeus e di Ferea, figlia di Eolo) e assurge a porta d’ingresso sia fisica che simbolica del paese (Hecate, la dea greca in cui si riconosce Trivia, era una divinità psicopompa in grado di viaggiare tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei morti). Per i Trevicani Port’ Alba non è solo un monumento ma un vero e proprio emblema.

Trevico Irpinia

Da Porta Alba nasce via Roma, la strada che – inerpicandosi fino a Piazza Nicola Ferrara – attraversa tutto il piccolo centro storico di Trevico. Un tempo interamente lastricata da bianche pietre di fiume, che la rendevano particolarmente scivolosa durante i lunghi inverni Trevicani, via Roma oggi è un lungo nastro nero, rivestito di san pietrini, che si dirama in tanti vicoletti, uno diverso dall’altro. Questa parte del paese è stata il cuore pulsante della comunità fino agli anni ‘80. Botteghe, negozi, cantine e piccoli ristoranti si affacciavano tutti lungo via Roma.

Trevico Irpinia

Portoni sormontati da stemmi, case rivestite di pietra, lampioni in ghisa e pergolati che spuntano su terrazzi inaspettati, ornano questa strada che rappresenta il fiore all’occhiello del paese.

Trevico Irpinia

Ed è lungo Via Roma che c’è il prosciuttificio Giovanniello, famoso in tutto il paese per i suoi affettati lasciati stagionare nelle grotte di tufo sottostanti alla bottega. Grotte di tufo bizantine molto simili a quelle viste a Zungoli per i caciocavalli.

Trevico Irpinia Trevico Irpinia

 

Ci siamo diretti poi a Casa Petrilli, una casa di 40 stanze tra le cui pareti, secondo una leggenda, è nascosta una gallina d’oro che fece fondere l’antico proprietario prima di morire, per evitare che i suoi ori fossero derubati dai briganti ma, poichè morì prima di poter rivelare dove avesse nascosto la gallina, non è mai stata trovata.

Trevico Irpinia

Casa Petrilli è molto importante a Trevico, non solo per la sua leggenda, ma anche perchè nei suoi sotterranei ancora oggi è possibile osservare l’antica fonte che abbeverava tutto il borgo di Trevico. Le fontane, nell’antichità, erano fondamentali per la sopravvivenza dei cittadini che, non avendo acqua corrente in casa, vi si recavano quotidianamente. Erano inoltre un importante centro di ritrovo per le donne “r’ lavannar”, che lavavano la biancheria delle famiglie benestanti, considerandolo quindi un vero e proprio mestiere. 

Trevico Irpinia

Trevico Irpinia

Di interesse la sosta presso il refrigerante tiglio del 1692, posto proprio sotto la cattedrale dell’Assunta, un tempo luogo di decisioni importanti riguardanti il comune, ma anche di esecuzioni di condanne: nel 1833 vi fu appeso il brigante Procacciante, periodo in cui (1800-1845) nel paese, fu particolarmente attivo il fenomeno del brigantaggio. Il tiglio, però, noto anche nel film di Ettore Scola “Slendor” nel quale si mostrava che proprio lì sotto venivano proiettati i film per i giovani del paese.

Trevico Irpinia

Adiacente al Tiglio, la cattedrale di Trevico intitolata a Santa Maria Assunta e Sant’Euplio, (martire del 304 d.C.) di cui si conservano i resti umani, giustificando così il considerevole flusso annuale verso Trevico di numerosi fedeli siciliani essendo Sant’Euplio patrono di Catania. La cattedrale fu fondata tra il 455 ed il 534 sul luogo del tempio distrutto della dea Trivia. All’interno si ritrova la Madonna della Libera il cui culto è molto vivo in tutta la Baronia soprattutto in relazione all’intercessione attribuitale di aver fermato una frana. 

Trevico Irpinia

L’energia, la fermezza e la tenacia dei Trevicani quasi si rispecchia nella facciata, interamente di pietra, della Cattedrale dell’Assunta. Squadrata, imponente, la Cattedrale si erge maestosa sulla piazza principale del paese ed è un punto di ritrovo per tutti gli abitanti della Baronia, soprattutto in occasione delle feste di Sant’Euplio (12 agosto) e della Madonna della Libera (8 settembre). Ed è proprio nella Cattedrale che nel pomeriggio abbiamo assistito ad un bellissimo concerto a cura dell’ensemble cameristico “Harmonia Mundi” diretto dal Maestro Vincenzo Di Ianni con le musiche da cinema di Ennio Morricone: da “C’era una volta il West” a “Nuovo Cinema Paradiso”, da “C’era una volta in America” a “La leggenda del pianista sull’oceano” fino a dei brani quali “Schindler’s List”, “Buongiorno Principessa” e “La vita è bella” in onore alla settimana della memoria appena conclusa. 

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Un concerto molto bello ed emozionante che ha visto la cattedrale stra piena.

 

Ci siamo poi diretti a Palazzo Scola, dove ha avuto i natali il noto regista. Il Palazzo Scola si trova in fondo all’omonimo vicolo. E’ diviso in due ali, una appartenuta a Giuseppe Scola, (padre di Ettore) e l’altra di proprietà dello zio, Nicola Scola. L’appartamento di Nicola Scola è ancora nelle condizioni originali ed è proprietà di famiglia, mentre l’altra ala è stata ceduta al Comune di Trevico allo scopo di farne un centro multiculturale nel quale sono presenti i bozzetti dei film di Scola.

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Il portone di ingresso del palazzo è ancora quello originario: in legno con rifiniture in ferro battuto e un battente costituito da una palla di ferro racchiusa in una mano. Quello che colpisce di più di Palazzo Scola è lo strano ma originalissimo accostamento tra antico e ultramoderno. L’interno infatti è stato arredato con tecnologia e mobilia all’avanguardia ai quali si affiancano alcuni particolari pezzi di antiquariato come il camino originale e un antichissimo armadio a due ante molto caratteristico.

 

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Lì è stato presentato il progetto una “Borsa di Studio Ettore Scola” prima di dirigerci nuovamente alla stazione engastronomica della Valle dell’Ufita per la chiusura del Festival con la pizza d’autore della pizzeria Pizzaart di Battipaglia preparata ‘live’ dal Maestro pizzaiolo Vito De Vita gustata insieme alla visione del film “La più bella serata della mia vita” di Scola.

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