Sapevate che la scarpa con il tacco a spillo è italiana ed ha poco più di sessant’anni? Lo si racconta al Museo della Calzatura “Pietro Bertolini” di Vigevano, dove le 500 scarpe in mostra, tra cui la decolleté di raso verde dell’intramontabile Marylin Monroe e la scarpa “arma” di Anita Ekberg del film “La Dolce Vita”, celebrano la patria delle maggiori aziende calzaturiere che ha diffuso il prestigio del “Made in Italy” nel mondo. Dalla “Pianella di Beatrice D’Este” del 1494 al “testamento artistico” di Alexander McQueen con l’ultima stravagante decolleté del 2010, dalle calzature rosse dei Papi al n.59 della scarpa di Shaquille O’Neal, si ripercorrono i passaggi di un accessorio trasformatosi nei secoli da oggetto d’uso quotidiano a vera opera d’arte grazie alla fantasia, all’innovazione e al gusto estetico di talentuosi artigiani.

 

Calzatura Anita Ekberg in “La Dolce Vita”

 

La scoperta del made in Italy del tacco a spillo è stata fatta da Armando Pollini, designer di Vigevano, che dopo anni di ricerche è riuscito a strappare alla Francia il primato di paternità dell’accessorio fashion più amato dalle donne, che si pensava fosse nato nel 1954 dalla maison Roger Vivier.

Il primo prototipo di questo tacco è del 1953 ed è esposto al Museo Internazionale della Calzatura “Pietro Bertolini” di Vigevano, la patria delle maggiori aziende calzaturiere che ha diffuso il prestigio del Made in Italy nel mondo.

 

La prova inconfutabile è una foto dello stand espositivo della fabbrica di Re Marcello durante la XVI Mostra Mercato Internazionale delle calzature del 1953 a Vigevano: una scarpa con un’anima in legno e in alluminio, per una struttura resistente e riproducibile facilmente su larga scala. Da allora “l’oggetto del desiderio” comincia ad essere acquistato da tutte le donne e i bassi costi di produzione favoriscono l’esportazione mondiale delle scarpe vigevanesi.

 

 

Decolleté disegnata da Alexander Mc Queen nel 2010

Le sale espositive del Castello Sforzesco di Vigevano, con le 500 scarpe in mostra (3700 quelle catalogate), raccontano questa e molte altre storie della calzatura, trasformatasi nei secoli da oggetto d’uso quotidiano a vera opera d’arte grazie alla fantasia, all’innovazione e al gusto estetico di talentuosi artigiani.

 

Il tacco a spillo trionfa nei tesori della collezione, come la decolleté di raso verde e pailettes indossata dall’intramontabile Marylin Monroe o la scarpa “arma”, dotata di un tacco capace di ferire i paparazzi, dello stilista Dal Cò, che Anita Ekberg scaglia ai fotografi nella celebre scena de “La Dolce Vita”; fino alla copia dell’eccentrico modello di scarpe usato da Lady Gaga per calcare i palcoscenici mondiali. Questi e altri pezzi rari e unici di stilisti internazionali sono il risultato della preziosa collaborazione di Armando Pollini con il Museo, che nel 2004 ha arricchito le collezioni per rivolgersi ad un pubblico più vasto, di appassionati di moda, di cultori di cinema e di musica, senza dimenticare gli amanti della storia.

 

Calzatura cardinalizia appartenuta a K. Woityla divenuto Papa nel 1978

Entrando nel museo si ha la sensazione di fare un viaggio nel tempo. Partendo dalla “Pianella di Beatrice D’Este” del 1494, primo importante reperto della “sezione storica” del museo, si ripercorrono epoche diverse: dalle tomaie in pelle di pesce degli anni ‘20 ai tacchi autarchici in plastica degli anni ’30, emblema di una Nazione provata dalla guerra, fino alla raffinatezza dei materiali degli anni ‘50 e ‘60 e all’estrosità del design contemporaneo.

 

Per un giro del mondo in pochi metri, ecco la “sezione etnica”: piccole scarpe per i “piedi rattrappiti” delle donne cinesi di ceto elevato, stivali di pelliccia contro il grande freddo dei paesi nordici e sandali sub-sahariani per proteggere i piedi dal clima desertico che raccontano culture lontane.
Curiosa è anche la Wunderkammer, camera delle meraviglie che propone modelli e suggestioni curiose, dalla scarpa “totem” alta quasi un metro, alla minuscola calzatura prodotta per il neonato Umberto di Savoia, ultimo re d’Italia, fino alla gigantesca scarpa n.59 del cestista Shaquille O’Neal. Le calzature “famose” continuano poi con i modelli dello scrittore Scott Fitzgerald autore de “Il Grande Gatsby”, del soprano Lina Cavalieri, dei Papi Pio XI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

 

 

elegante stivaletto in camoscio bianco da cerimonia, fine ‘800

“Il progetto, che si è sviluppato all’interno dell’esposizione, deriva dalla volontà di rendere questi spazi museali importanti a livello europeo, facendovi entrare 500 paia di scarpe, simbolo delle stagioni più importanti delle varie case di moda internazionali e dello stile particolare di ogni creativo – commenta Armando Pollini. “Il prossimo passo sarà l’esaltazione del prodotto attraverso le nuove tecnologie, grazie a supporti multimediali per rendere interattiva la visita e avvicinare, tra le altre cose, i giovani designer alla produzione calzaturiera italiana attraverso laboratori con tecnologie d’avanguardia ”.

 

lussuosa decolleté per balli proibiti, anni ’20

 

 

“Una nuova frontiera si apre, quindi, per il Museo della Calzatura di Vigevano, che con la sua eredità importante vuole essere non solo luogo di memoria storica, ma punto di partenza verso innovativi orizzonti del design del futuro, sempre rigorosamente Made in Italy, e una delle attrazioni di punta vigevanese in occasione di Expo”, commenta Barbara Robecchi, Assessore Commissario EXPO Politiche giovanili Comunicazione del Comune di Vigevano.Il Museo si trova all’interno del Castello Sforzesco, situato nella Piazza Ducale di Vigevano. Ingresso gratuito. Giorni ed orari: da martedì a venerdì 14/17.00, Sabato, domenica e festivi dalle 10.00/17.30.