viaggiare

Il viaggio è probabilmente uno dei tops narrativi più potenti che siano mai esistiti. Iscritto nel nostro DNA insieme a tutte le passioni, suggestioni e umane paure che ci definiscono per quello che siamo. Animali curiosi e alla ricerca di sempre nuovi spazi e luoghi da esplorare. La maggior parte di noi, se non altro. Ma anche per coloro che preferiscono divani, coperte calde, serie Tv e libri, la magica seduzione del viaggio esercita un fascino potente, veicolato nella rassicurante comodità del salotto di casa, da dove fuggiamo seguendo le avventure di un Bear Grylls o la poetica ricerca di un luogo lontano da tutto e da tutti come nel film Into The Wild.

Il viaggio, dicevamo, che a partire dall’Ottocento si è definito secondo caratteristiche e modi che ancora oggi continuano ad appassionare e catturare l’immaginazione di milioni di vacanzieri, più o meno coraggiosi, più o meno curiosi, ma tutti accomunati dal desiderio di lasciare casa e scoprire l’altrove.

A partire dal Grand Tour che ha inevitabilmente stabilito un trait d’union solido e seducente tra viaggio e letteratura. Visto che furono, per la maggior parte, scrittori e poeti a percorrere le strade d’Europa e a documentarne meraviglie e difficoltà nelle loro opere. Anticipatrici delle attuali guide turistiche. Cosa si portava dietro Goethe nella sua valigia?

Una maglia calda, camicie, fazzoletti, una storia dell’Italia, fogli e carta per disegnare e qualche minerale di cui era appassionato. E poi tanti e tanti libri. La valigia, per inciso era di pelle di tasso.

Le carrozze rappresentavano il mezzo di spostamento per eccellenza. Per chi ovviamente poteva permetterselo, corrispettivo moderno dell’auto con autista. E infatti i viaggiatori abbienti si spostavano a debita distanza dalla polvere, dal fango e dai pericoli delle strade, nella protezione di carrozze che affittavano nelle rimesse di Calais e da cui partivano alla volta del loro Grand Tour. Venivano noleggiate insieme al vetturino che molto spesso era anche il proprietario del veicolo.

Non sempre, comunque, immuni dai capricci del tempo, specialmente in inverno quando i fiumi straripavano e in assenza di ponti degni di questo nome, occorreva affidarsi, per l’attraversamento, a chiatte non sempre disponibili. Quando di ponti ce n’erano, il superarli si rivelava impresa ardimentosa. Costruiti per lo più in legno, era necessario scendere tutti dalla carrozza e procedere avanti a questa, a piedi, per evitare rischiosi e inopportuni crolli. Insomma, occorrevano attenzioni particolari e non sempre il denaro poteva risolvere i contrattempi che madre natura poneva di fronte agli spauriti viaggiatori.

Altrettanto difficoltosi, se pur molto comuni all’epoca, erano i viaggi fluviali. Senz’altro più comodi, si evitavano gli scossoni delle strade e anche meno rischiosi, visto che si escludeva il pericolo di essere derubati in zone poco frequentate. Il transito delle vie d’acqua era affidato a feluche, burchielli o traghetti e spesso evitava, come nel caso della tratta Nizza-Livorno-Civitavecchia i rischiosi e scomodi tornanti della costa ligure. Ce ne da un quadro di grande impatto l’autore Attilio Brilli nel suo Arte del viaggiare, un resoconto impareggiabile, supportato da un apparato grafico molto accurato, del modo di viaggiare tra il XVI e il XIX secolo.

Particolarmente temuta all’epoca, per chi viaggiava per mare, era la quarantena. Ci si trovò a fare i conti lo scrittore Rousseau nel porto di Genova; che comunque non si perse d’animo e dedicò la sosta forzata nel lazzaretto locale, alla scrittura. Mentre più attivo e intraprendente l’autore americano Mark Twain che per evitare un utile spreco di tempo trovò soluzioni alternative.

Per raggiungere Napoli, con il rischio di sbarcare ed essere messo in quarantena insieme ai suoi compagni di viaggio, scese dalla nave a Civitavecchia, raggiunse Roma e da qui in treno la città partenopea. E badate che all’epoca, per i viaggi compiuti da personaggi abbienti come Twain, veniva applicato il termine di crociere.

Gente insomma che poteva permettersi di modificare gli itinerari, passando da una carrozza a un traghetto senza farsi troppi problemi. Ma già al tempo di Mark Twain il viaggio si stava trasformando in esperienza alla portata di altre classi sociali. Grazie sopratutto alle iniziative di Thomas Cook che dette avvio alla prima agenzia turistica della storia. Dal suo esordio (5 luglio 1841) Cook ha portato in giro per il mondo oltre due milioni di persone. Siccome a dirlo era lui, le cifre vanno prese con le molle, ma è indubbio che la sua offerta abbia spinto persone che mai si sarebbero sognate di viaggiare, ad acquistare un biglietto (tutto compreso) e partire con un tour organizzato per conoscere la Svizzera, la Nuova Zelanda, così come l’India o l’Egitto. Il viaggio diventa pop, non sempre fashion, ma comunque finalmente alla portata di quasi tutti.

E veniamo a uno degli strumenti più utilizzati dal viaggiatore moderno, riproposto oggi in versione digitale, ma che segue nei contenuti e nell’impostazione i celebri libriccini dalla copertina rossa conosciuti come Guide Baedeker. Un aneddoto su tutti che dimostra l’immenso successo di queste guide pubblicate dall’editore e stampatore tedesco Karl Baedeker a partire dal 1839. La storia è questa: ogni giorno il kaiser di Prussia Guglielmo si sedeva di fronte a una particolare finestra del suo palazzo, per assistere al cambio della guardia. La ragione? Perché così c’era scritto sulla guida Baedeker che teneva sopra lo scrittoio. Potere della comunicazione!

È da questo nucleo di suggestioni che nasce il viaggio moderno che oggi si è inevitabilmente ridefinito con l’avvento della rivoluzione digitale.

Ridefinito nei modi con cui accediamo ai contenuti. Basta pensare al successo delle attuali OTA (Online Travel Agency) che hanno accorciato la distanza tra business e customer consentendo a ognuno di noi di pianificare in pochi click un viaggio su misura per le nostre esigenze. La ridefinizione si è tradotta anche in quegli strumenti collaterali al viaggio, ma che ne definiscono tempi e pause. Le vagonate di libri che Goethe o Sterne si portavano dietro nell’Ottocento sono state sostituite in molti casi da ben più leggeri e comodi ereader. Il lettore di ebook Kindle ha concesso una libertà agli appassionati di libri che mai avrebbero pensato possibile fino a qualche anno fa. Certo la carta è sempre la carta, ma per chi viaggia in Paesi lontani con la libreria più vicina a miglia di chilometri di distanza, sempre di trovarli in inglese, i libri, uno strumento simile si rivela come una risorsa non da poco.

Sono cambiati i passatempi di viaggio, connessioni internet wi-fi ci consentono di accedere a piattaforme digitali come Origin in italiano che propone i titoli della casa di sviluppo Electonic Arts e a cui di recente sono stati aggiunti videogame nuovi da giocare in anteprima, alcuni dei quali free play. Insomma, basta avere un dispositivo smart e le lunghe attese in autobus e treno prima di arrivare a destinazione, diventano una piacevole esperienza divertente e coinvolgente come quelle offerta da un’altra piattaforma di gaming online che propone ai propri utenti giochi dal vivo e in realtà virtuale. L’offerta videoludica di SportPesa Italia se pur declinata nel solco dei giochi più conosciuti del casinò, si è negli anni, proprio come la moderna esperienza di viaggio, affidata alle nuove tecnologie per proporre soluzioni innovative e immersive. Da qui il gioco dal vivo e quello virtuale.

Strategia che riflette perfettamente il modo in cui viaggeremo in futuro, che è anche un po’ presente visto che la stessa Lonely Planet ha inserito la realtà aumentata e virtuale tra i trend del 2019. Una possibilità di reinterpretare l’esperienza della scoperta secondo modalità nuove, per certi versi più ricche di informazioni e contenuti di quanto non sia la realtà, quella analogica, che nell’epoca del digitale ha bisogno di nuove forme per potersi esprimere. Come dire, la portata di un’esperienza è tanto maggiore se condivisa nello spazio digitale di Twitter, raccontata in un blog tour oppure fotografata e postata su Instagram. E a breve potremmo con meraviglia alzare gli occhi verso lo spazio in attesa dell’astronave che ci condurrà verso la Luna o le vertiginose altezze delle montagne marziane. Perché in fondo il viaggio ieri, oggi e domani non è altro che un modo per spostare un po’ più in là i confini dell’immaginazione.