Se vi capita di trovarvi a Napoli nel periodo Natalizio, non potete assolutamente farvi sfuggire una bella passeggiata per il centro storico e per la nota strada dei pastori e dei presepi: Via San Gregorio Armeno.
Questa nota strada,  che congiunge perpendicolarmente due dei decumani napoletani, il Decumano Maggiore (via dei Tribunali) e il Decumano Inferiore (via San Biagio dei Librai), è nota tutto il mondo per la sua tradizione natalizia napoletana ed è proprio qui che potrete vedere e comprare i famosi presepi napoletani e pastori di tutti i tipi.
Riproduzioni dei più noti personaggi della politica, dello spettacolo e della TV, pastori antichi giganti con abiti di stoffa, presepi che sono delle vere e proprie opere d’arte: riproduzioni in scala di piazze, palazzi e monumenti.
Insomma, una passeggiata suggestiva che vi farà scoprire l’artigianato napoletano e le sue bellezze.

 


Arrivarci è semplicissimo, perchè come vi ho già detto, congiunge perpendicolarmente il Decumano Maggiore (via dei Tribunali) e il Decumano Inferiore (via San Biagio dei Librai): quindi basta seguire il percorso di uno di essi per arrivarci, partendo o dal Duomo o da Piazza del Gesù.

Man mano che si percorre Spaccanapoli (la nota strada così chiamata perchè divide Napoli in 2), in direzione San Gregorio Armeno, soprattutto nel periodo natalizio, si potranno già notare le prime bancarelle con le statuine dei pastori, qualche bottega artigiana che vende presepi nel cortile di un palazzo e tanti altri negozietti che espongono nelle vetrine prodotti di artigianato napoletano insieme ai tesori enogastronomici della Campania e ancora statuine di pastori o, addirittura, interi presepi.

 

Il presepe napoletano “o’ Presebbio” , insieme ai zampognari, alla tombola ed al menu della cena della Vigilia di Natale (24 dicembre), è uno dei simboli più intensi della tradizione natalizia a Napoli.
Anche se oggi il presepe è sempre più spesso accompagnato o sostituito dall’albero di Natale, la tradizione continua ad essere viva in molte famiglie.
Il termine napoletano “o’ Presebbio” (così come quello italiano presepe o presepio) deriva dal latino praesepe o praesepium che significa “mangiatoia”. Ed all’inizio (è del 1025 il primo riferimento documentato di un presepe a Napoli), il presepe napoletano, così come in tutte le altre regioni cristiane dove esisteva la tradizione del presepe, raffigurava appunto la scena classica della Natività, con il bambino nella mangiatoia, la Madonna e San Giuseppe, il bue e l’asinello.
Soltanto nel Seicento il presepe napoletano iniziò ad ampliarsi cominciando ad introdurre scene di vita quotidiana, come i venditori di frutta o di carne, le popolane, i pastori con le pecore ed altre statuine. Gli artigiani accolsero positivamente questa novità creando scene di vita sempre più dettagliate e particolareggiate, raggiungendo l’apice rappresentativa nel Settecento, il secolo d’oro del presepe napoletano, quando regnò Carlo III di Borbone. Per merito della fioritura artistica e culturale in quel periodo anche i pastori cambiarono il loro sembiante. I committenti non erano più solo gli ordini religiosi, ma anche i ricchi e i nobili.

 

In puro gusto barocco, si diffusero le rappresentazioni delle taverne con ben esposte le carni fresche e i cesti di frutta e verdura e le scene divennero sfarzose e particolareggiate, mentre i personaggi si fecero più piccoli: manichini in legno o in cartapesta saranno preferiti anche nel Settecento.
Il presepe napoletano non è solo artigianato e tradizione popolare, ma ha conosciuto e conosce tuttora forme di elevata espressione artistica, come il famoso presepe Cuciniello e gli altri presepi settecenteschi del Museo di San Martino o la magnifica e poco conosciuta collezione tedesca di presepi napoletani del Bayerischen National museums di Monaco di Baviera.
Vorrei aggiungere anche una nota sugli abiti di stoffa di molti pastori antichi napoletani.
Infatti, i costumi dei pastori sono tutti di colori vivaci e decori sgargianti. Oltre ad essere belli da vedere, costituiscono un osservatorio interessante più per i costumi del contado che per quelli popolari napoletani del 700, ma impossibili da codificare perché diversi da un quartiere all’altro per il modo di portare un grembiule, di sistemare un copricapo, di indossare un gioiello, ecc.
Sono comunque costumi della festa, arricchiti da passamanerie, fiocchi, galloni, cordoncini, lavorati dai franciari napoletani, ai quali venivano richieste questo tipo di guarnizioni.
Gli abiti femminili sono molto vistosi, di velluto e damasco, ma anche di lino e cotone operati, a tinte accese e contrastanti.
Anche al di fuori dell’abbigliamento contadinesco si tratta di abiti rivisitati dal gusto popolare amante dell’eccesso, dell’ornamento che dia nell’occhio, delle stoffe pregiate con applicazioni in filo d’oro e d’argento, sia che venga indossato da un uomo o una donna della borghesia, sia da quel personaggio che con termine apparentemente contraddittorio viene definito villano-nobile.
Tra le stoffe di pregio usate per vestire i pastori, quelle tessute con piccole decorazioni a fiori o geometriche provenivano dalle Fabbriche di San Leucio ed erano fornite espressamente per il presepe.
Voi siete mai stati a San Gregorio Armeno a vedere i presepi napoletani? Se non l’avete fatto, ve lo consiglio vivamente.
Io, andandoci ogni anno, ho preferito tornarci a novembre per scattare qualche foto per voi, perchè in tutto il mese di dicembre c’è davvero tantissima gente, ma l’atmosfera è molto calorosa.