Grande festa al Ristorante Zi Teresa di Napoli per il Carnevale, con la splendida cornice del mare e del Castel Dell’Ovo. Tema dell’evento “Rugantino e Pulcinella”, ossia il Carnevale Campano e Laziale. Il 2 febbraio, sono state quindi sono proposte le usanze e tradizioni culinarie della Campania e del Lazio per un pomeriggio all’insegna del buon cibo, vino e divertimento, il cui ricavato sarà devoluto al 100% all’Ospedale Pediatrico Santobono di Napoli per l’acquisto di arredi colorati e funzionali per allietare la degenza ospedaliera a bambini e genitori.

Anna Pernice

Certo non è il carnevale brasiliano di Rio o per restare in Europa quello germanico di Colonia o ancor più quelli italiani di Venezia, Viareggio, Putignano, Fano o per essere più vicini al nostro territorio quello Palmese, ma quello che si è voluto ricordare a Napoli ospitato dallo storico ristorante Zì Teresa a Borgo Marinari, sotto al Castel dell’Ovo, nell’isolotto di Megaride, è stato qualcosa che ha sugellato, in primis, i legami gastronomici fra la capitale del Regno delle Due Sicilie, Napoli, e Roma attuale capitale d’Italia, oltre alla fratellanza e all’espressione altamente gioiosa che questi due popoli vivono, il tutto dominato per l’occasione dal senso della solidarietà.

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In realtà il carnevale a Napoli esisteva già dal periodo dei Borboni, che intesero aprire questa festa riservata ai nobili della Corte Aragonese nel XIV secolo ed espasasi anche fra il popolo nel XVII secolo, a tutto il popolo napoletano che realizzava con lunghi ed artigianali lavori i meravigliosi carri che a settembre sfilavano per le strade di Napoli con un tripudio di folla che seguiva l’intero evento ed erano in tanti, non di rado, a saccheggiarli perché arricchiti con cibo che veniva comunque distribuito occasionalmente da leggiadre fanciulle che cavalcavano queste immense strutture di carta pesta, montate su carri con ruote, trainati da trattori, ai quali facevano da contorno le scherzose improvvise coperture di teste dei passanti da parte di chi su queste calava “O’ Cuppulone” o chi sempre scherzosamente agitava o “Scupettin’ “ sulla persona vicina mentre il tutto era allietato dal suono di “Triccheballacche”, e “Scetavajasse”, “Putipù” detto anche “caccavella”, uniti al classico “tammurriello” (tamburrello).

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Questa festa, ancora oggi festeggiata nel mese di Febbraio, è caratterizzata oltre che dalle maschere anche dal buon cibo sostanzioso che a Napoli è espresso da piatti come la lasagna che la fa da padrona nella giornata del “martedì grasso”, salsicce e friarielli, le chiacchiere, inzuppate nella moderna crema di cioccolato che vuole sostituire l’autentico Sanguinaccio che veniva preparato con il sangue del suino ed ora essendo vietata la vendita del sangue del maiale, nel 1992, ha dovuto far ricorso a qualcosa espressa dalla creatività dei pasticcieri napoletani.

A Roma, invece, non esistono piatti specifici da contemplare come tipici del carnevale, ma ritroviamo piatti tipici romani quali abbacchio, ciambelle con zucchero o altre specialità romanesche.

Numerosi gli chef, pizzaioli e pasticcieri che hanno aderito all’iniziativa di fondere le tradizioni culinarie delle due regioni, proponendo le loro specialità.

Salvatore Gabbiano: continua il suo percorso di avvicinamento e sensibilizzazione dei bambini alla tradizione attraverso rivisitazioni dei dolci classici carnevaleschi con due novita: chiacchiere farcite con crema e amarena, più appetibili per i piccolo rispetto alle chiacchiere classiche, la crostata di sanguinaccio dalla forma rettangolare che richiama all attenzione i bambini per la somiglianza con una classica tavolozza di cioccolato o sempre crostata al cioccolato. Altre proposte: il migliaccio in forma quadrata e le lingue di gatto sotto forma di coriandoli.

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Sabatino Sirica: chiacchiere, castagnole ripiene di crema –favolose- (inzuppate leggermente in uno scirppo al rhum per far aderire lo zucchero), le santarosa.

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Pizzeria Alimentando senza glutine : migliaccio, chiacchiere, caprese, la pizza, gli scagliozzi e il ripieno fritto ricotta e cicoli.

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Giovanna Voria: Timballo di lagane e ceci di cicerale con provola affumicata e crema di ceci al cumino, pane ai fichi e arancia, peperoni crusci con salsiccia”curatella”(conservata nell’olio d’oliva), ceci zuccherati, carciofi polpette e patate “mbuttunate” alla cilentana con cacioricotta di capra, ceci di cicerale e salame del vallo

Claudia deb: il biscuit design, quindi biscotti di pasta frolla decorati a mano con pasta di zucchero e glassa reale, colorati con tonalità pastello in linea con lo stile shabby chic.

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Paolo Massoli: le classiche frappe e le castagnole.

Antonella iandolo: il pastiere di carnevale, un timballo di pasta-in questo caso di bucatini- che puo essere sia dolce e salata(per l’occasione ha preparato la versione salata) con ricotta, pecorino, sugna ed infornato. Il tipico primo piatto irpino carnevalesco. Ancora, crostoni di pane raffermo con soffritto e il “carciofo esploso” un carciofo imbottito “al contrario” (quindi con il ripieno all’esterno e l’ortaggio “all’ interno”) cotto al cartoccio (di cellofan) e servito all’internp del cartoccio stesso. Poi ancora i fritti dei vari maestri firggitori, le pizze con davide civitiello ecc.

I sommelier Andrea Moscariello, presidente dell’ associazione masterwine, e la coppia massa-fiorentino sommelier metre de sabre, che hanno chiuso con la sciabolata. Tenuta cavalier pepe, cantine del vesuvio, ottouve (anche con il nuovo asprinio d’aversa), ferraro, villa matilde, sorrentino.

Il pane di Rodolfo Molettieri, integrale, grissini di riso, pane alla curcuma e alla zucca Le birre artigianali agrado e serro croce Carmela abbate con le lasagne, bianca e rossa al classico ragu di carnevale, e un enerme porttata di salsiccia e friarielli Argcangelo Dandini con la tradizionale trippa alla romana Nicola ricci, le chiacchiere e la lasagna gluten free.

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La tradizionale cioccolateria Gay Odin con il cioccolaccio (sanguinaccio senza sangue). I fratelli giustiniani con i mastodontici casatielli Manuel Lombardi con il conciato romano acccompagnato da mele caramellate al miele e asprinio al forno.

Evento organizzato dall’imprenditrice Carmela Abbate, con l’idea di Luigi Savino e l’opera di Emanuela Capuano coordinatrice fund raising dei sostenitori Ospedale Santobono SOS Onlus, unitamente all’apporto di regali offerti da sponsor dell’evento che sono stati sorteggiati, a termine serata, fra tutti gli invitati alla manifestazione che avevano volontariamente acquistato un biglietto per l’estrazione dei premi, al costo di € 15, che ha costituito la somma devoluta interamente alla finalità solidale programmata con l’incontro di cucina Pulcinella & Rugantino, che ha messo in gioco l’enogastronomia carnevalesca di Campania e Lazio.

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